Il Livinallongo
Il toponimo Livinallongo è attestato dal 1265 come Livinal e dal 1275 come Livinallongo; è composto dall’aggettivo lungo e dal termine ladino livinàl “gola”, “vallone franoso”. È quindi un riferimento alla morfologia del territorio, che si estende nella stretta e profonda valle del Cordevole.
Il medesimo territorio in ladino viene denominato Fodóm, collegabile al latino fagus “faggio”, mentre in tedesco prende il nome di Buchenstein, composto da Buchen “faggio” e Stein “rocca, castello”, forse un riferimento al castello di Andraz detto anche castello di Buchenstein.
L’area fu raggiunta dai Romani nel III secolo a.C.: le iscrizioni venetiche ritrovate ai piedi del monte Civetta fanno pensare che l’alto bacino del Cordevole, compreso l’attuale territorio di Livinallongo, costituisse una zona di confine tra il territorio di Julium Carnicum, della Regio X, e la Rezia.
Dopo le invasioni barbariche, questo territorio fu soggetto ai Longobardi, poi ai Franchi e quindi compreso nel Sacro Romano Impero. Con Ottone I insieme a tutta l’area dolomitica fu ricompreso nella marca di Verona, che dipendeva dal ducato di Baviera.
In un documento del 1005 che definisce i confini della contea della Val Pusteria, per la prima volta sono citate alcune località livinellesi.
Durante il regno di Corrado II di Franconia, detto il Salico, re d’Italia dal 1026, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1027 fino al 1039, la valle di Livinallongo, forse già compresa nella contea della Valle Norica, comprendente i territori di Colle Santa Lucia e Livinallongo riuniti nel Giudizio di Livinallongo, fu assegnata al nuovo principato vescovile di Bressanone.
Il clero locale cui spettava anche il potere temporale, per amministrare il territorio si appoggiava alle famiglie feudatarie locali (i ministeriali) che avevano giurisdizione nella zona ed erano generalmente di origine tedesca: i Rodank, gli Schöneck, gli Avoscani, gli Stecconi.
In questo periodo ebbe inizio il popolamento del territorio ad opera di coloni provenienti principalmente dalla valle Isarco e dalla val Pusteria.
La zona allora assunse una notevole importanza anche per la presenza in essa delle miniere del Fursil. Infatti alla fine del XII secolo fu scoperta, o forse riscoperta, nelle viscere del Monte Pore una vena di minerale ferroso costituito da siderite manganesifera che rese il territorio del Fursil importante ed appetibile per l’ingente valore del minerale estratto costituito da ferro acciaioso ottimo per la produzione di armi.
Anche per questo la vallata fu dominata dal Castello di Andraz, sorto per controllare e difendere la cosiddetta Strada della Vena, l’antica via commerciale percorsa dal Ferro dell’Agnello, il lungo percorso che metteva in comunicazione le miniere del Fursil con i forni fusori del Livinallongo.
Infatti le pagnotte di ferro grezzo estratto dalle miniere viaggiavano a dorso d’asino fino a Livinallongo del Col di Lana, dove venivano lavorate nei forni fusori di proprietà del Principe Vescovo di Bressanone; oppure proseguivano verso il Passo Valparola, tra Agordino e Val Badia, dove il minerale veniva smerciato fino ai centri di lavorazione; questo dava alla strada una notevole importanza strategica.
Uno scritto del 1142 documenta la donazione all’abbazia di Novacella, fondata nel 1141, del “mansus Puchberc qui dicitur Wersil”, un maso identificabile con Fursil, nella zona di Colle Santa Lucia.
L’Imperatore Federico I Barbarossa in una bolla imperiale datata 5 Settembre 1177 dichiarò il territorio e le miniere di proprietà del Convento di Novacella.
Da allora, proprio per la ricchezza prodotta dalla miniera, molti furono i contrasti tra il Convento, il Principe Vescovo di Bressanone, il Cadore, Colle e Caprile, dovuti anche alla posizione delle miniere al confine dei territori vescovili con quelli della Repubblica di Venezia.
Infatti nel 1282, con Mainardo II, nacque la Contea del Tirolo, ma il Principato Vescovile di Bressanone mantenne tuttavia l’autonomia sulla propria area di controllo benché fosse considerata parte integrante della Contea.
A partire dal 1363, la Contea del Tirolo e il Principato Vescovile di Bressanone iniziarono a godere della protezione della casa d’Asburgo, condizione fondamentale per il mantenimento degli equilibri geopolitici perché a partire dal 1420 con il voto di dedizione del Cadore alla Repubblica di Venezia, il Livinallongo divenne di fatto territorio di confine fra le due potenze.
La peste nera del XIV secolo decimò la popolazione locale e determinò l’affrancamento di molti contadini: nel 1352 Ludovico di Brandeburgo, duca di Baviera, in accordo con il vescovo Matthäus Andergassen, abolì definitivamente la servitù della gleba.
Con la secolarizzazione dei principati ecclesiastici del 1802 e la perdita di potere politico da parte del Vescovo, l’area rimase compresa nel Tirolo e divenne uno dei tanti Lander dell’Impero d’Austria; in seguito per un breve periodo (1806-1809) passò prima al Regno di Baviera, quindi al Regno d’Italia napoleonico (1810-1813), per poi tornare definitivamente sotto l’Impero d’Austria.
Durante la prima guerra mondiale, il territorio fu interessato da aspri combattimenti tra l’esercito italiano e quello austroungarico.
Sotto l’aspetto geografico, il Livinallongo è ubicato nell’alta val Cordevole, che termina in corrispondenza del passo Pordoi; il Cordevole, con il Piave, è il più importante corso d’acqua delle Dolomiti e segna il confine tra le Dolomiti Occidentali e le Dolomiti Orientali.
Il fiume anticamente era chiamato Cordubium; secondo la tradizione tale nome sarebbe legato ad una frase detta da Giulio Cesare, il quale, incerto se attraversare o meno il corso d’acqua gonfio per le piogge, avrebbe esclamato: “Cor dubium habeo!”.
I comuni ladini di Livinallongo (Fodom-Buchenstein), Colle S. Lucia e Cortina d’Ampezzo (Anpezo-Hayden)., rimasero uniti amministrativamente e politicamente all’impero austro-ungarico fino alla prima guerra mondiale ed al Sud-Tirolo fino al 1923, anno in cui la comunità dei Ladini del Sella fu divisa in tre province diverse.
Oggi il Livinallongo è parte della comunità dei Ladini del Sella, compresa nelle cinque valli ladine di Gardena, Fassa, Badia, Fodom e Ampezzo ed il comune di Colle S. Lucia insieme ad altri 17 comuni compongono la Ladinia.