Controcopertina Maggio 2023

Terre dell’alto Esino

Il fiume Esino

L’Esino (Aesis in latino) dopo il Metauro è, per ampiezza di bacino idrografico e portata media annuale, il secondo fiume più importante della regione Marche e nell’antichità era navigabile. Il suo bacino interessa vari territori provinciali marchigiani: Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino ed una piccola porzione di Umbria.

L’Esino nasce in provincia di Macerata, dalle falde del monte Cafaggio; riceve poi l’affluente rio Imbrigno e a Cerreto d’Esi entra in Provincia di Ancona. In questa prima parte scorre in direzione sud-nord, caso unico nella regione.

L’Esino riceve da sinistra il torrente Giano, quindi entra nella Gola della Rossa incrementando la propria portata per il contributo del fiume Sentino, dopo aver attraversato la Gola di Frasassi, nella quale si trova il complesso ipogeo delle omonime grotte, la cui origine, datata ad un milione e quattrocentomila anni fa, è da addebitarsi proprio allo scorrere di questo fiume.

In quel periodo il fiume aveva il suo alveo molto più in alto rispetto ad oggi ed a quella quota si incontravano, all’interno della montagna, l’acqua artesiana mineralizzata e l’acqua più fredda del torrente Sentino; dalla loro miscelazione derivò la dissoluzione del calcare ed il deposito del gesso. Venne così a formarsi il complesso ipogeo di Frasassi costituito da 6-8 livelli sovrapposti determinati dai successivi cicli erosivi del Sentino sviluppatisi in lunghi periodi geologici.

A valle l’Esino allarga notevolmente il proprio letto rallentando la sua corsa. Giunge a Jesi, e, proseguendo ampio, arriva in prossimità di Falconara Marittima dove, in località Fiumesino e Rocca Priora, sfocia con un ampio estuario nel Mar Adriatico, dopo un percorso di circa 90 km.

Il territorio in cui scorre l’Esino nell’antichità era occupato dai Galli Senoni che nella loro espansione nella penisola italiana si erano fermati proprio qui, stanziandosi a nord del fiume: territorio strategico per il controllo dell’intera vallata, porta naturale di ingresso, attraverso la Gola della Rossa, ai territori abitati dagli Umbri.

Il territorio occupato dai Senoni nel tempo subì l’influsso celtico e, quando l’imperatore Augusto divise l’Italia in regioni, il Piceno a nord dell’Esino unito all’Umbria costituì la regione Umbria et Ager Gallicus, e la regione a sud del fiume fu denominata Picenum.

L’Esino dunque costituì il confine tra l’Italia propriamente detta e la Gallia Cisalpina, fino a quando Silla intorno all’81 a.C. spostò il confine più a nord, sul fiume Rubicone. Successivamente, quando durante l’Impero Romano mutò la ripartizione territoriale, furono riunite le terre a nord e a sud dell’Esino, che smise perciò la sua funzione di confine.

Nel Medioevo il fiume ebbe però di nuovo la funzione di confine infatti, mentre da una parte rappresentava lo sbocco a mare per la Respublica Æsina, dall’altra costituiva il confine nord-occidentale della Repubblica di Ancona.

Il nome di Esino potrebbe derivare da una latinizzazione della divinità celtica del commercio fluviale Eso e dal medesimo etimo potrebbe derivare anche il nome della città di Jesi (chiamata Aesis dai Romani) fondata dai Galli Senoni sulle sponde del fiume che appunto all’epoca era navigabile e che costituiva il confine meridionale con le popolazioni picene.

Esus o Hesus era una delle divinità maggiori della mitologia celtica, che formava con Toutatis e Taranis la triade divina gallica. E’assimilato da alcuni al dio della guerra latino Marte, da altri a Mercurio. Il dio è raffigurato nella Stele dei Naviganti di Parigi e nella Stele di Treviri; con l’aspetto di un taglialegna nell’atto di abbattere un albero.

Secondo Polibio intorno al 400 a.C. nei territori in cui scorre l’Esino si stanziarono i Sénoni o Galli Sénoni, popolazione celtica che occupò l’Italia, nei territori orientali della Romagna e in quelli settentrionali delle Marche dove vivevano i Piceni, dal fiume Montone verso sud,. dove era il territorio dei Galli Boi verso la campagna a sud di Ravenna, fino al fiume Esino, e da qui iniziarono le loro incursioni nell’Italia meridionale e centrale.

Nel corso di una di queste incursioni nel 391 a.C. invasero l’Etruria assediando Chiusi che chiese aiuto a Roma che fu però sconfitta nella battaglia del fiume Allia e fu poi presa e saccheggiata dai Senoni, guidati da Brenno.

I Senŏnes costituivano un popolo celtico fra i più potenti della Gallia, stanziato originariamente in una regione dell’odierna Francia corrispondente ai dipartimenti di Seine-et-Marne, Loiret e Yonne, la cui antica capitale era la città di Sens, dalla quale avrebbero preso il nome, essi erano chiamati Galli perché in guerra portavano sull’elmo due ali di gallo, simbolo della propria forza.

I Celti erano invece un insieme di popoli indoeuropei che nel periodo di massimo splendore (IV-III secolo a.C.), abitavano un’ampia area dell’Europa, dalle Isole britanniche fino al bacino del Danubio, oltre ad alcuni insediamenti isolati più a sud, frutto dell’espansione verso le penisole iberica, italica e anatolica. Essi, anche se politicamente frazionati in vari gruppi, erano uniti dalle origini etniche e culturali, dalla condivisione di uno stesso fondo linguistico indoeuropeo e da una medesima visione religiosa; si distinguevano in Britanni, Galli, Pannoni, Celtiberi e Galati, stanziati rispettivamente nelle Isole Britanniche, nelle Gallie, in Pannonia, in Iberia e in Anatolia.

All’inizio del III secolo a.C. i Romani dominavano su Lazio, Campania settentrionale, sulla città etrusca di Veio ed avevano stretto alleanze con diverse altre città e popolazioni minori. I Sanniti invece erano padroni di quasi tutto il resto della Campania e del Molise, e tentavano di espandersi lungo la costa nei territori delle colonie della Magna Grecia e nell’entroterra della Lucania. Nel 298 a.C. i Lucani, aggrediti dai Sanniti, chiesero la protezione a Roma che strinse alleanza con questi e dichiarò guerra ai Sanniti.

I Sanniti, durante la terza guerra sannitica, (298-290 a.C.), nel 296 a.C. entrarono in Etruria con un grande esercito, per allearsi ad Etruschi, Umbri e Galli Senoni e nel 295 a.C. si svolse proprio nel territorio dei Senoni nei pressi di Sentino la battaglia detta “delle Nazioni”. Qui i Romani, che avevano come alleati i Piceni, si scontrarono con l’esercito delle suddette popolazioni alleate; la battaglia si risolse con la vittoria dei Romani.

«In quella giornata vennero uccisi 25.000 nemici, mentre i prigionieri catturati ammontarono a 8.000. Ma la vittoria non fu certo priva di perdite, visto che tra gli uomini di Decio vi furono 7.000 caduti, tra quelli di Fabio più di 1.700.»

(Livio, Ab Urbe condita libri, X, 29.)

Il nome del torrente Sentinum potrebbe derivare dal gallico sentu- ʿcamminoʾ; cfr. antico irlandese sét, antico bretone hint ʿcammino, viaʾ, gallese hynt ʿcammino, viaggioʾ e i nomi di persona gallici Sentinus, Sentius ecc..

Dopo la vittoria nella battaglia di Sentino i Romani ebbero via libera nel dominio dell’Italia centrale; per i Galli Senoni essa rappresentò invece la definitiva sconfitta nella lotta per il predominio sulla penisola e la progressiva perdita del loro territorio.

Tuttavia, anche dopo la sottomissione ai Romani i Senoni continuarono a vivere nei loro villaggi sulle alture, mentre i Romani si insediarono nelle città di fondovalle.

Nel 285 a. C. ebbe luogo, con la battaglia di Arezzo, la definitiva eliminazione dei Galli Senoni da parte dei Romani, che li scacciarono dalle loro sedi, ne confiscarono l’intero territorio, che prese il nome di ager gallicus.

Comunque l’occupazione romana del territorio dei Senoni non avvenne prima del 272 a.C., anno in cui Roma portò a termine la guerra con Taranto. Nel 284 a.C. Sena Gallica, fondata nel 383 a.C. capitale dei Senoni, divenne la colonia di cittadini romani di Sena Gallica (Senigallia) e nel 283 a. C. anche Ariminum (Rimini).

Nello stesso periodo anche gli Etruschi furono costretti a chiedere la pace, mentre con i Sanniti fu combattuta una battaglia davanti alla città di Luceria, e quindi quella decisiva nel 293 a. C. presso Aquilonia. La guerra con i sanniti terminò nel 290, con la fine della resistenza di Bovianum e Roma conquistava una posizione egemonica in tutto il centro sud, che l’avrebbe condotta a scontrarsi successivamente prima con Pirro e poi con Cartagine.

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