Controcopertina Febbraio 2024

La fonte Ciane

Nel libro quinto delle Metamorfosi di Ovidio le sorgenti d’acqua sembrano costituire dei luoghi particolarmente significativi, come ad esempio quella di Ippocrene, di Aretusa o di Ciane. Quest’ultima prende il nome da una delle ninfe più celebri della Sicilia. Come Aretusa, anche Ciane contrasta il violento desiderio di un dio, ma Aretusa viene trasformata in sorgente per permetterle di sfuggire ad Alfeo; Ciane invece paga con la trasformazione in uno stagno il tentativo di impedire il passaggio di Plutone con la rapita Proserpina nelle acque di cui lei stessa è la divinità.

«C’è, tra la fonte Ciane e la fonte Aretusa che viene dall’Elide, un tratto di mare che sta raccolto e racchiuso tra due strette lingue di terra. Qui appunto viveva – e da lei prese il nome anche quella laguna – Ciane, famosissima tra le ninfe di Sicilia. Dal centro dei gorghi essa emerse fino alla vita, riconobbe la fanciulla divina e disse: ’Non passerete, non puoi diventare genero di Cerere se Cerere non acconsente. Chiedere la dovevi e non rapire. E se posso paragonare le cose grandi alle piccole, anch’io sono stata amata da Anàpi, ma mi sono sposata dopo essere stata pregata, e non, come costei, terrorizzata’. Così disse, e allargando le braccia cercò di fermarli. Il figlio di Saturno non trattenne più la sua rabbia, e incitati i terribili cavalli, con braccio vigoroso tuffò lo scettro regale fino in fondo alla laguna. A quel colpo un varco si aprì fino al Tartaro e il cocchio sprofondò e scomparve nella voragine. Quanto a Ciane, addolorata per il rapimento della dea e perché la sua fonte era stata disprezzata e violata, si portò in silenzio dentro di sé una ferita di cui nessuno poteva consolarla: si strusse tutta in lacrime e si dissolse in quelle acque delle quali fino a poco prima era stata una grande divinità. Avresti visto le sue membra ammollirsi, le ossa flettersi, le unghia perdere durezza; e prima di tutto si liquefecero le parti più fini: i capelli azzurri, le dita, i piedi e le gambe. Più facile è infatti, per le parti sottili, trapassare in gelida acqua. Poi, furono le spalle, il dorso, i fianchi, il petto ad andarsene, fino a svanire, in esili rivoli. Infine l’acqua subentrò al sangue vivo nelle vene in disfacimento, e non rimase più nulla che si potesse afferrare» (Ovidio, Metamorfosi V, 409-437).

Il mito della ninfa Ciane e del giovane Anapo è molto simile a quello di Alfeo e della ninfa Aretusa ed entrambi riguardano la nascita degli omonimi fiumi che lambiscono la città di Siracusa. Tali miti precedono anche la nascita della città di Siracusa. Si sa infatti che i fondatori greci di nuove colonie, prima di partire, interpellavano l’oracolo di Delfi per avere delle indicazioni sul luogo e sul loro destino; in proposito lo storico Pausania riferisce che alla richiesta di Archia, fondatore di Siracusa, l’oracolo rispose: “Un’isoletta, Ortigia, in mezzo al fosco mare ne sta, di contro alla Trinacria, ove la bocca sgorga dell’Alfeo, mista alla polla d’Aretusa bella“.

Il mito di Ciane ed Anapo

Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della vegetazione e dell’agricoltura, raccoglieva fiori sulle rive del lago Pergusa, quando dal suo regno sotterraneo su di una biga uscì Plutone ( Ade), il Dio degli inferi, che, perdutamente innamorato di Persefone, la rapì trasportandola sul suo cocchio. Allora la ninfa Ciane reagì al rapimento aggrappandosi al cocchio di Plutone nel tentativo disperato di trattenerlo; il Dio incollerito le diede una frustata e la ninfa, cadendo dal carro, morì. Gli Dei che assistevano alla scena la tramutarono in un breve fiume dalle acque color turchino (in greco cyanos), che sfocia nel Mare Ionio. Il giovane pastore Anapo, innamorato della ninfa Ciane, quando vide la sua amata morire e divenire un fiume venne colto dalla disperazione. al punto che decise di sacrificare la propria vita e di tramutarsi in fiume a sua volta.

Gli Dei, impietositi, soddisfecero il suo desiderio e trasformarono il giovane nel grande fiume Anapo , fiume che ancor oggi al termine del suo percorso si unisce alle acque del Ciane per versarsi nel Porto Grande di Siracusa.

Il mito di Alfeo ed Aretusa

Aretusa, figlia di Oceano e Doride, ninfa bellissima al seguito della dea Artemide (Diana). che viveva nel Peloponneso, un giorno, vinta dal caldo, decise di spogliarsi e fare il bagno nelle fresche acque del fiume Alfeo; la divinità del fiume rimase affascinata dalla bellezza della giovane ninfa tanto da innamorarsene e, trasformatasi in un giovane, cercò di conquistarla inseguendola. Aretusa però, spaventata all’irruenza di Alfeo, fuggì e chiese aiuto ad Artemide, la quale l’avvolse in una nuvola, poi soffiò forte in direzione della Sicilia. dove la nube si sciolse in una fonte sul lido di Ortigia. Alfeo, disperato, chiese aiuto al padre Oceano il quale gli concesse di attraversare nel sottosuolo lo Ionio e di riemergere proprio nella fonte di Aretusa, unendo così le sue acque a quella dell’amata che, convinta da tanto amore e insistenza, cedette alle sue richieste. Artemide, per suggellare il loro amore, scavò una caverna sotto la fonte, così da far correre per l’eternità le acque di Aretusa e Alfeo.

La fonte Ciane e la fonte Aretusa oggi

La fonte Aretusa presente sull’isola di Ortigia è uno specchio d’acqua semi circolare, ricco di papiri e che si apre sul mare, formato da una sorgente d’acqua alimentata dalla falda freatica, la stessa che sfocia nel Porto Grande con il fiume Ciane. A poca distanza dalla Fonte Aretusa vi è anche un’altra fonte d’acqua dolce detta l’Occhio della Zillica, che sgorga anch’essa nel Porto Grande e che sarebbe appunto l’Alfeo.

La fonte Ciane è una risorgiva del fiume Ciane, che nasce più a monte presso il piccolo promontorio chiamato “Cozzo Pantano” a sud di Siracusa, è alimentato dalle sorgenti sotterranee chiamate “Pisma” e “Pismotta” e rimpinguato dalle infiltrazioni provenienti dal limitrofo canale Mammaiabica (corso d’acqua parallelo al fiume Ciane scavato riadattando il corso finale del Vallone Cavadonna) e che si immette nel Porto Grande di Siracusa attraverso la foce del limitrofo fiume Anapo.

La fonte ha una forma circolare, con dimensioni di 16 metri di larghezza, 33 metri di lunghezza, 7 metri di profondità, da cui originano le acque del fiume Ciane, dal colore turchino, che riemergono in questo punto dopo aver percorso diversi chilometri nel sottosuolo e si congiungono col fiume Anapo a pochi metri dalla sua foce.

Il fiume Anapo nasce nel territorio di Buccheri, dalle sorgenti di Guffari e dalla grotta dell’Acqua, sul Monte Lauro, la cima più alta dei Monti Iblei; attraversa le gole di Pantalica, percorre poi la piana di Siracusa, attraversa il Pantano e, dopo circa 37 km sfocia nel mare Ionio. Il nome Anapo in greco antico significa invisibile perché in molti punti del suo percorso si inabissa nel sottosuolo scomparendo alla vista,

Sia intorno alla fonte Ciane che lungo le sponde del suo fiume prosperano rigogliosi molti esemplari di papiro alti diversi metri; il Cyperus papyrus fu forse introdotto nel III secolo a.C. grazie a una donazione di Tolomeo II Filadelfo all’amico e alleato tiranno di Siracusa Gerone II.

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