Controcopertina Agosto-Settembre 2023

Daunia

Il nome di Dauni fu dato dai Greci agli abitanti dell’area settentrionale della Iapigia.

Il loro eponimo era Dauno, figlio di Licaone, che, secondo la leggenda, era venuto in Italia con i fratelli Iapige e Peucezio provenendo, sostenevano i Dauni, dalla misteriosa terra di Diomede, uno degli antichi eroi della guerra di Troia.

Sotto l’aspetto geografico il territorio dauno si estende dal Gargano al Vulture e dal Subappennino al golfo di Manfredonia, comprendendo l’intero Tavoliere delle Puglie e confinando con il territorio dei Frentani e con il Sannio all’altezza del bacino del Fortore, mentre condivide le valli del Cervaro e dell’Ofanto con l’Irpinia.

La Daunia non comprendeva però quelli che oggi chiamiamo Monti della Daunia dove in epoca pre-romana Sanniti e Irpini avevano edificato vari villaggi fortificati, mentre i Dauni si limitavano ad occupare la fascia pedemontana.

Questi monti costituiscono una modesta catena situata lungo l’orlo orientale dell’Appennino campano in posizione dominante rispetto al Tavoliere delle Puglie ed occupano principalmente il settore occidentale della provincia di Foggia, la propaggine sud-orientale della provincia di Campobasso e i margini nord-orientali delle province di Benevento e di Avellino

I Monti della Daunia come una dorsale irregolare si estendono linearmente in senso nord-sud, delimitati a nord dalla valle del Fortore, a est dal Tavoliere delle Puglie, a sud dalla valle dell’Ofanto e a ovest dall’altipiano irpino lungo cui corre la linea spartiacque appenninica.

Essi, pur costituendo una sezione periferica dell’Appennino meridionale, sono però attraversati in alcuni tratti dalla linea spartiacque, tanto che da essi nascono due torrenti (il Miscano e la Fiumarella) che sfociano sul versante tirrenico.

Il territorio della Daunia è da riferirsi perciò all’area propriamente subappenninica, ossia alla fascia collinare di transizione tra la catena montuosa degli Appennini, costituita dai Monti della Daunia, e la sottostante pianura del Tavoliere a cui si riallaccia più direttamente.

Qui le valli subappenniniche, amplissime e quasi appiattite, seguono l’andamento altimetrico del Tavoliere disponendosi a pettine secondo una direttrice sudovest-nordest, fino a confondersi con la pianura vera e propria, che si divide in due aree geografiche più o meno distinte: l’alto Tavoliere e il basso Tavoliere.

Un confine approssimativo tra Subappennino e Tavoliere si può rilevare intorno alla quota altimetrica di 250-300 m s.l.m.. nei pressi dell’abitato di Ascoli Satriano.

Il Tavoliere è la più vasta pianura d’Italia dopo la Pianura Padana; in larga parte pianeggiante, con affaccio sul golfo di Manfredonia, presenta laghi, stagni e paludi nonché dossi e modeste alture; limitato dai monti Dauni a ovest, dalla valle del Fortore a nord, dal promontorio del Gargano e dal mare Adriatico a est, e dalla valle dell’Ofanto a sud, costituisce geologicamente una pianura di sollevamento del fondo marino preistorico.

Poiché il nome “Tavoliere di Puglia” nel basso medioevo indicava i terreni destinati alla transumanza e soggetti alla giurisdizione della “Dogana della mena delle pecore”, il suo nome potrebbe derivare dalle tavole censuarie (in latino tabularium), ossia dai registri doganali su cui erano annotate le proprietà terriere adibite al pascolo.

I principali fiumi della Daunia (Fortore, Cervaro e Ofanto) sono tutti caratterizzati da una portata irregolare e dal corso tortuoso. Pochi i laghi naturali: il Pescara alle falde del monte Cornacchia (il più alto del territorio) e il piccolo lago Luza Aqua Fets; artificiale è il lago di Occhito, al confine tra Molise e Puglia.

L’Ofanto (in latino Aufidus) è il fiume più lungo fra quelli che sfociano nell’Adriatico a sud dell’Aterno-Pescara; il nome ha come base idronimia *au/ oppure un più antico *oudh, col significato di ‘ricco, abbondante’ assegnato a un ambito linguistico risalente al paleoeuropeo.

Nei pressi dell’Ofanto fu combattuta la battaglia di Canne.

L’Ofanto è l’unico fiume del Mezzogiorno che ha le sorgenti sul lato tirrenico degli Appennini. Questi infatti normalmente costituiscono uno spartiacque dei fiumi che scorrono dal versante ovest al Tirreno o da quello est all’Adriatico. L’Ofanto invece nasce sull’Altopiano Irpino a 715 m, a sud di Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino, e sfocia tra Barletta e Margherita di Savoia

Già durante l’età del Bronzo la Daunia fu interessata da una cultura appenninica, successivamente, dalla seconda metà del VI sec. a.C., vi si rilevano influssi ellenici dalla Magna Grecia ed etruschi dalla Campania.

La Daunia nell’età preromana faceva parte della Iapigia che secondo gli storici antichi si estendeva da Metaponto fino al Gargano, comprendendo la fascia più orientale dell’attuale regione Basilicata e gran parte della regione Puglia, che prende appunto il nome dalla Iapigia.

Gli Iapigi, popolazione di origine indoeuropea, secondo le fonti antiche (Erodoto, Tucidide, Polibio e Plinio il Vecchio) erano una mescolanza di Illiri e Cretesi che i Romani avrebbero chiamato Apuli. Erano giunti dall’Illiria sulle coste pugliesi tra il XIII e l’XI secolo a.C., traversando il braccio di mare Adriatico che separa l’Italia dalla penisola balcanica e scacciando gli Ausoni (i quali, insieme con gli Italici, abitavano il Meridione). Tuttavia, secondo un’altra ipotesi, in origine i Dauni sarebbero stati anch’essi Italici e solo successivamente si sarebbero integrati con gli Iapigi.

Secondo i medesimi storici greci gli Iapigi erano divisi in tre gruppi tribali, denominati Dauni, Peucezi e Messapi; i primi stanziati tra il Gargano e Bari, i secondi tra Bari e Brindisi, i Messapi nel territorio peninsulare a oriente di Taranto.

I centri principali degli Iapigi erano ubicati lungo i corsi d’acqua o sul mare e sulla laguna a sud del golfo di Manfredonia.

A causa della sua posizione eccentrica rispetto alle altre colonie greche e differenziata dalle altre due regioni abitate dagli Iapigi, dall’VIII secolo a.C. la Daunia intrattenne vivaci scambi con l’area campana e subì gli influssi della civiltà greca e della Magna Grecia solo a partire dalla fine del V e dall’inizio del IV secolo a.C.

I reperti archeologici del V secolo evidenziano in quell’epoca una crisi della società daunia, che rifiorì però nel IV e nel III secolo per l’influsso del mondo ellenico, soprattutto da Taranto.

Il territorio entrò poi nella sfera politica di Roma quando, dalla fine del IV secolo con la deduzione di importanti colonie latine (Lucera, Venosa) tramontò definitivamente la cultura indigena daunia e quella apula. I primi a cedere furono i Dauni e i Peucezi.

I Messapi sopravvissero più a lungo, partecipando anche alle guerre italiche che sconvolsero il sud della Penisola tra il 330 e il 260 a.C.; intervenendo nelle vicende tarantine, prima contro Alessandro il Molosso (re dell’Epiro e zio di Alessandro Magno), poi al fianco di Agatocle di Siracusa e di Pirro, si indebolirono a tal punto da capitolare di fronte alla conquista romana del Salento

L’ellenizzazione della Daunia fu accentuata da Alessandro il Molosso durante la sua campagna militare in Italia nel 333-334 a.C.; dopo la sua sconfitta però, la Daunia subì una profonda oscizzazione ad opera dei Sanniti provenienti dall’Appennino e la regione perse buona parte della precedente cultura iapigia; tali eventi agevolarono anche la diffusione della lingua osca, l’unica a comparire nelle antiche monete locali (di epoca antecedente al 300 a.C..

Dopo la penetrazione romana nella regione (la prima colonia, a Lucera, fu dedotta nel 314 a.C.), il toponimo “Daunia” e lo stesso etnonimo “Dauni” caddero progressivamente nell’oblio; da allora i territori dauni, quelli peuceti e parte di quelli messapi, furono denominati “Apulia” e gli abitanti si chiamarono “Apuli”.

Poiché in epoca romana i Monti della Daunia costituivano il luogo di passaggio tra Roma e l’Oriente, essi erano percorsi da un’importante strada consolare, la via Minucia, che in epoca imperiale sarà poi rettificata e ribattezzata via Traiana (o anche via Appia Traiana).

Dal Basso Medioevo la Daunia fece parte della Capitanata, un’unità amministrativa del regno di Sicilia, poi del regno di Napoli e quindi nel regno delle Due Sicilie; infine essa confluì nella provincia di Foggia del regno d’Italia. La Capitanata confinava a nord-ovest con il Contado di Molise, a sud-ovest con il Principato Ulteriore, a sud con la Basilicata e a sud-est con la Terra di Bari.

Il coronimo in origine era catapanata, derivato da Catapano, funzionario che amministrava questo territorio durante l’Impero bizantino; col tempo, per la metatesi delle due sillabe centrali del termine katepanos, si arrivò a kapitanos, poi latinizzato in capitanus, ed il territorio sotto l’amministrazione di questo funzionario prese il nome di Capitanata, ovvero “Terra del Capitano”. In origine il termine comprendeva le aree subappenniniche, in epoca normanna avrebbe indicato invece l’ area ubicata a ovest del Tavoliere, perchè il Gargano era divenuto un territorio a sé stante.

Nel 1233 la Capitanata fu costituita in giustizierato da Federico II di Svevia nell’ambito del Regno di Sicilia.

Nel Cinquecento la provincia di Capitanata, cui competeva anche l’amministrazione del contado di Molise, ebbe sede alternativamente a San Severo o a Lucera; nei due secoli successivi Lucera mantenne ininterrottamente il ruolo di capoluogo fino al 1806, quando, in seguito alla riforma amministrativa del Regno, esso fu definitivamente assegnato alla città di Foggia; il Molise fu allora staccato dalla Capitanata e costituì un’altra provincia.

Infatti nel 1806, con la legge 132 Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno, la ripartizione territoriale del Regno di Napoli venne riformata sulla base del modello francese sopprimendo il sistema feudale.

Successivamente, con la Restaurazione, il 1° gennaio 1817 l’organizzazione amministrativa fu regolamentata con la Legge riguardante la circoscrizione amministrativa delle Provincie dei Reali Domini di qua del Faro del 1° maggio 1816 del Regno delle Due Sicilie e la sede amministrativa fu ubicata a Foggia. Attualmente il nome Capitanata è usato in alternativa a quello di provincia di Foggia.

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