Il roseto comunale di Roma
Il roseto, posto alle pendici del colle Aventino, sopra il Circo Massimo e di fronte al Palatino, proprio dietro al monumento a Giuseppe Mazzini, oltre a costituire un patrimonio botanico notevole, offre uno splendido panorama della città che spazia dal colle Palatino fino all’Osservatorio di Monte Mario. La sua apertura avviene ogni anno il 21 aprile in occasione del Natale di Roma.
Nell’antica Roma nell’area erano celebrati i Floralia o Ludi Florales, festeggiamenti dedicati alla semidea Flora, protettrice dei boccioli, che dal 238 a.C. si svolgevano dal 28 aprile al 3 maggio nel Circo Massimo presso il santuario a lei dedicato, e furono confermati da Giulio Cesare nella sua riforma del calendario.
Dopo la caduta dell’impero romano, fino a tutto il XVI secolo l’area rimase adibita ad orti e vigne finché nel 1645 vi fu trasferito da Trastevere il cimitero degli Ebrei, prima situato presso l’Arsenale Pontificio a Porta Portese; denominato Ortaccio degli Ebrei, esso mantenne il medesimo nome anche sull’Aventino.
Dal 1934, quando il cimitero degli Ebrei fu trasferito al Verano, quest’area fu destinata dal Piano Regolatore Generale di Roma a parco e fu occupata durante il periodo bellico dagli “orti di guerra”, per poi rimanere incolta fino al 1950, quando, essendo il vecchio roseto andato distrutto durante la guerra, il Comune con l’accordo della comunità ebraica vi trasferì le rose e la destinò a sede del nuovo roseto comunale.
Il vecchio roseto, istituito nel 1931 per decisione del governatore, era stato aperto nel 1932 sul colle Oppio anche grazie alla appassionata ostinazione della Contessa Mary Gailey Senni, una ragazza americana figlia di uno dei fondatori delle acciaierie della Us Steel di Pittsburgh, in Pennsylvania, che viveva da molti anni a Roma. Qui, dove si trovava già una raccolta di rose costituita da circa 300 piante provenienti dal vivaio del Governatorato, nel maggio 1933 fu istituito il Premio Roma per le Nuove Varietà di Rose.
L’attuale giardino sull’Aventino copre un’area di circa 10000 m²; posto in leggero declivio, segue la pendenza del terreno ed ha una forma ad anfiteatro che maschera la frattura orizzontale costituita da via di valle Murcia, che lo divide in due parti. Nell’area più vasta sono ospitate circa 1100 diverse specie di rose provenienti da tutto il mondo e le cui varietà, che permettono di tracciare l’evoluzione della rosa dall’antichità ad oggi, sono suddivise tra “rose botaniche”, “rose antiche” e “rose moderne”.
Il nome generico rosa deriva dal latino, ma non è di origine indoeuropea, anche se ci sono collegamenti con il greco antico Ϝρόδον wródon e l’iranico wr̻d; è probabile un’origine mediterranea della parola da una forma approssimativa wr(o)d(ya); il nome è poi passato al celtico insulare (irlandese rós) e al germanico (anglosassone róse, alto tedesco antico rosa).
Le rose botaniche, progenitrici di tutte le altre rose, sulla base dei reperti fossili trovati in America e Asia si fanno risalire a circa 30-40 milioni di anni fa; tra di loro ci sono quelle sarmentose, che possono crescere anche fino a 10 metri e producono molti polloni dando vita a cespugli con rami lunghi e flessibili. I fiori sono per lo più nelle tonalità del bianco e del rosa, ma nella varietà Foetida possono essere anche gialli.
Per i gruppi delle rose antiche, classificate sulla base di parametri storici, botanici e genetici, le denominazioni impiegate sono in generale quelle utilizzate nel 1978 da Edward A. Bunyard in Old Garden Roses; i loro colori variano dal bianco a tutte le tonalità di rosa, fino al cremisi e al violetto, ed hanno spesso una fioritura unica, ma opulenta; la loro diffusione si ridusse dopo l’inizio delle ibridazioni con le rose cinesi, importate a partire dagli inizi del XIX secolo, che dettero origine alle numerosissime varietà di “rose moderne”.
La prima “rosa moderna” nacque con l’ibrido di Tea “La France” nel 1867, data che per convenzione si considera lo spartiacque tra le rose antiche e quelle moderne; i colori di queste ultime comprendono tutti quelli dello spettro, tranne il blu scuro, e la loro fioritura di solito si prolunga fino all’autunno inoltrato.
Nella parte superiore del giardino, come riconoscimento alla comunità ebraica che aveva ceduto l’area al Comune, i vialetti che dividono le aiuole sono disposti in modo da disegnare la forma della menorah, il candelabro a sette braccia simbolo dell’ebraismo, ed all’ingresso è stata posta una stele con le tavole della legge mosaica.
Nella parte inferiore del giardino si trovano invece i settori dove sono poste a dimora le varietà di rose appena create, provenienti da tutto il mondo e partecipanti al Premio Roma, oltre alla collezione delle rose che dal 1933, anno della prima edizione del premio, hanno vinto questa competizione. Le rose a concorso pervengono al Roseto Comunale due anni prima della manifestazione e qui vengono curate e sono controllate da una speciale Giuria Permanente che valuta i vari aspetti di ciascuna varietà.
Il concorso internazionale di giardinaggio di Roma è il secondo più antico al mondo, dopo quello di Bagatelle, vicino a Parigi, istituito nel 1907. Dal maggio 1933 e fino al 1940 esso si tenne sul Colle Oppio; interrotto per gli eventi bellici, riprese nel 1951 nell’attuale sede. La contessa Mary Gayley Senni fu la curatrice delle varie edizioni e fece parte della giuria fino al 1954, in rappresentanza dell’American Rose Society. La manifestazione romana è un avvenimento di grande importanza nel campo della coltivazione delle rose e apre la stagione internazionale delle manifestazioni europee.

